“Fermo Mia” il primo portale D.o.c.
di Fermo e del territorio fermano.
Nel portale “Fermo Mia” troverete tantissime peculiarità storiche della città di Fermo e di tutto il fermano, la Fermo artistica, la Fermo culturale, la Fermo storica, la Fermo nascosta, la Fermo che non si conosce.
a cura di Piero Evandri
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Chiesa di San Marco
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CHIESA DI SAN MARCO (sec.XII).
La presenza della chiesa di San Marco, distante 500 m. dall'abitato di Ponzano di Fermo, ci porta all'epoca tardo-imperiale (300 d.C. circa).
"La chiesa di San Marco, corrispondente all'antica Pieve di Santa Maria Matris Domini è stata costruita all'incrocio del terzo decumano sinistro (a sud di Fermo) col dodicesimo cardine anteriore (ad ovest di Fermo) sulla attuale strada Provinciale Ponzanese".
L'attuale tracciato della strada Provinciale Ponzanese che si sviluppa in direzione est-ovest dal fiume Ete Vivo a Monte Giberto, seguirebbe la linea del terzo decumano sinistro e meridionale della centuriazione augustea.
L'incrocio del suddetto decumano col dodicesimo cardine occidentale avveniva nella zona valliva, tra il colle di Ponzano e il poggiolo di San Marco. Lungo il cosiddetto cardine si snodavano altre strade: il braccio destro scendeva verso l'Ete Vivo ed il braccio sinistro verso il Rio ed il colle di Torchiaro.
Il lotto circoscritto entro questi termini costituì nell'VIII° sec. un'assegnazione all'Abazia di Farfa menzionata Curtis Santa Mariae Matris Domini. La curtis nell'economia agraria dell'alto medioevo era un insediamento rurale, cioè il complesso dei fondi del Feudatario o dei monaci e dei fondi annessi coltivati da servi o da liberi che nel loro insieme costituivano una unità giuridica ed economica.
Prendeva nome dal toponimo della contrada del fondo principale o della chiesa ivi eretta, come appunto si riscontra nella Curtis Santa Mariae Matris Domini di cui restano salde testimonianze nella monumentale chiesa di San Marco.
Questo toponimo è di origine medioevale oppure la sua origine potrebbe farsi risalire al tempo della centuriazione ?
Nella riferita dizione il toponimo è certamente medioevale, ma non è azzardato spingerci al periodo paleocristiano o longobardo, al tempo della lotta per combattere l'eresia ariana. Dando un tale titolo piuttosto raro ad una chiesa si affermava solennemente la divina maternità di Maria.
Ma nel periodo imperiale romano, sull'incrocio di strade frequentate si innalzavano templi alle divinità maggiori. E perchè non avanzare l'ipotesi di un culto verso una divinità del paganesimo ? Nel caso specifico il culto Pagano correlativo al toponimo Santa Maria Mater Domini è il culto alla dea Cibale detta anche la Grande Madre degli Dei.
Magna Mater Deorum = Santa Maria Mater Domini.
La nostra curtis fu certamente una delle undici corti di 11.000 moggi ciascuna che Faroaldo II°, duca di Spoleto, circa l'anno 707 dona all'Abazia di Farfa.
Un riscontro significativo lo abbiamo nell'inventario compilato dal Pievano Bonanni il 27 gennaio 1450. A questa data il Plebanato di Santa Maria Mater Domini si estendeva ancora a tutte le chiese sparse negli attuali territori di Ponzano, Torchiaro, Moregnano, Monte Giberto, Petritoli, che occupavano una superficie complessiva di 11.000 moggi all'epoca medioevale.
Il sec. VIII° inoltre, come ulteriore prova dell'esistenza della curtis ci offre un reperto marmoreo di notevole rilevanza storica ed archeologica: una figura umana, priva della testa, che stringe un tassello o un'elsa di spada con la seguente iscrizione: PIPINI ADRIANI PAPAE (al tempo di Pipino e di Papa Adriano).
Il governo di questi due sovrani, nel temporale e nello spirituale, fu concomitante nell'anno 781 quando, il secondogenito di Carlo Magno, fu dal padre nominato Re d'Italia e dal Papa Adriano I° consacrato tale in Roma nella Pasqua 781.
Il documento numero 144 del Regesto di Farfa ci informa che al tempo di Carlo Magno e di Pipino suo figlio e precisamente nel 6° anno dacchè Pipino fu incoronato Re d'Italia, il duca di Spoleto, Ildebrando, assegnò al Monastero di Santa Maria di Farfa tutti i beni confiscati a Rabennone, conte del Comitato di Fermo. Tale donazione fu confermata da Carlo Magno il 28 marzo 788 su richiesta dell'abate farfense Alberto.
La curtis Santa Mariae Matris Domini è espressamente citata nel 939 nell'elenco delle curtes dissipate dall'abate farfense Ildebrando; l'11 gennaio 967 e il 14 marzo 998 nei Diplomi Imperiali di Ottone I° e Ottone III° è fra i beni riconfermati all'Abazia di Farfa.
Tra il 1063 e il 1070 Farfa perde il possesso della curtis e tutto il suo territorio passa sotto la giurisdizione del vescovo di Fermo. La antica curtis è trasformata in Plebs Santa Mariae Matris Domini; non più centro di una azienda agricola ma organismo per l'assistenza spirituale degli abitanti dei dintorni.
E' di questo periodo la costruzione della attuale chiesa che nella prima metà del sec. XVI° prenderà il nome di San Marco.
Ce lo rivela l'iscrizione posta sulla figura di vescovo rinvenuta nel 1923 durante i lavori di restauro. Vi abbiamo letto: "... dedicavit Domini Matri Episcopus Firmanus Liberatus". Il vescovo Liberato o Liberto resse la chiesa fermana dal 1128 al 1148. E' il periodo che fissa il terminus antequem della sua costruzione.
Nel Medioevo e nel Rinascimento molti interessi suscitava la Pieve per l'ampiezza territoriale della sua giurisdizione che si estendeva ai contermini castelli di Torchiaro, Moregnano, Monte Giberto e Petritoli.
Nel 1454 la nomina del successore nella Pieve passava direttamente alla Santa Sede la quale nello spazio di un decennio intervenne con tre Bolle di Pio II°. Nel 1504 la Sede Apostolica nominava Pievano di Santa Maria Mater Domini Mons. Nicolò Bonafede che conservò la nomina anche dopo l'elezione a vescovo di Chiusi. Questo prelato ebbe grande influenza negli affari di stato sotto i pontificati di Alessandro VI°, Pio III°, Giulio II°, Leone X°, Adriano VI°, Clemente VII°. Fu Protonotario Apostolico, Governatore della Marca d'Ancona, Commissario Generale dello Stato Ecclesiastico, Governatore di Benevento, Forlì, Perugina, Siena e Roma in tempo di Sede Vacante.
Intorno al 1530 la chiesa ha cominciato a chiamarsi S. Marco e per tutto il sec. XVI° è ricordata come Ecclesia S. Mariae Matris Domini sive S. Marci.
Con fondata probabilità la nuova denominazione fu originata dallo sviluppo della rinomata Fiera di San Marco concessa da Papa Paolo III° nel 1537 con i privilegi della durata di dieci giorni e con l'esenzione da ogni dazio o gabella.
Nel 1805 il Card. Brancadoro trasferì la parrocchia da questa chiesa a quella di Santa Maria a Pié del Ponte (oggi S. Maria) in Ponzano.
Il 17 settembre 1966, dopo oltre un secolo di abbandono, fu riaperta al culto.
DESCRIZIONE DELLA CHIESA
Esterno
L'antica e monumentale chiesa di S. Maria Mater Domini, oggi detta di San Marco, è sita, come detto, a 500 m. da Ponzano, su di un poggiolo, tra il colle dominato dal paese e l'altro colle sul quale in epoca medioevale erano arroccate le case del castrum Santa Mariae Mater Domini.
Ben isolata, domina la visuale per lungo raggio all'intorno con l'imponenza della torre che la fa rassomigliare ad una fantastica locomotiva.
L'asse longitudinale della chiesa è rivolta ad oriente secondo l'antico canone delle chiese romaniche. Il corpo centrale della facciata è dominato dal Portale ornato con mattoni tortili (sec. XII°) e dalla porta destra meno ornata.
Nella parte superiore svetta la possente mole del campanile (altezza 20 mt.) che si presenta come ricostruzione e sopraelevazione posteriore, databile al sec.XV°.
Le absidi sono tre, di cui la centrale più grande, con monofore a doppio strombo, allo stato originale.
Interno
La chiesa si presenta severa nelle linee architettoniche con lo sviluppo della classica pianta basilicale e tre navate separate da colonne e pilastri.
La torre all'interno lascia vedere la splendida vòlta a crociera con arco a sesto acuto poggiante sul corpo della navata centrale, che, slanciato ed armonico, è diviso dalle navate laterali da cinque campate regolari costituite da otto pilastri quadrangolari e da due colonne.
Opere d'arte
Sull'arco trionfale si scorgono affreschi con scene della Bibbia del sec. XII°. Sono da considerarsi tra le pitture più antiche della Regione Marche. sulla sctriscia di base, a sinistra, emergono due lettere: ...L X. Da riferirsi forse alla datazione dell'opera: 1160 ?
Nel mezzo del Presbiterio un Sarcofago funge da altare. Mostra una decorazione semplice di gusto pagano risalente al 300 d.C. circa. Sicuramente era sormontato dalla pietra arenaria che ora è posta come architrave ad una porta della sacrestia. Benchè la scritta sia erosa dal tempo si legge:
"Cassia Marci filia Vera/Jonae Spurii filiae matri/suae fecit" (Cassia Vera figlia di Marco fece a sua madre Jonia figlia di Spurio).
L'abside sinistra conserva tracce di pittura del sec. XVII° con le figure di S. Marco e del Leone.
Infondo alla navata sinistra, dopo i restauri del 1962, è stata sistemata una campana la cui segnatura a caratteri gotici dice: A.D. MCCLXXXX (1290) Genuinus me fecit.
Ai lati del portale centrale sono sistemati: un'acquasantiera del 1566, una Pila dell'acqua santa ricavata da un antico capitello, un Fonte di marmo con catino del 1584.
Sul primo pilastro, a destra di chi entra, si nota un affresco votivo del 1478 con le figure di S. Giacomo e S. Tommaso. I volti dei due Santi, come pure le tracce di affreschi tutt'intorno al pilastro, rivelano la personalità artistica di Pietro Alima, molto attivo nel fermano nella seconda metà del sec. XV°.
Nella parte inferiore del pilastro è visibile un spazio incavato, ove un tempo vi era una lapide, ora trafugata. Agli inizi di questo secolo era stata descritta dal pubblicista Raffaele Fagioli. Ere del seguente tenore: Anno Domini MCCCCLII/T.P.E. D.ni Johannis/Bonannis/De Morischo Cano/nici Firmani ac/Plebis Ecc Sce/ M. Pleban Hon Stism/
(nell'anno del Signore 1452 al tempo di D. Giovanni Bonanni da Moresco, Canonico Fermano e Pievano onestissimo della chiesa della Pieve di Santa Maria). Di fronte, nell'altro pilastro, è presente unaltra lapide che ci orienta verso opere di restauro e di abbellimento fatte alla chiesa:
D.O.M.
BR TORNABONUS DE PETRITULO
PLEBANUS CASTRI PONTIANI
IN MELIOREM FORMAM
HAC ORNAVIT ECCLIAM
MDLXXXIII
(Onore a Dio Ottimo Massimo. Brancadoro Tornabuoni di Petritoli, Pievano del Castello di Ponzano, restaurò questa chiesa nell'anno 1583, dandole una forma migliore).
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