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di Fermo e del territorio fermano.
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a cura di Piero Evandri
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Investitura dei Priori
L’investitura dei Priori, in calendario per i festeggiamenti di Santa Maria, è la rievocazione storica di un antico rito che si è tenuto a Fermo per oltre cinque secoli.
La moderna cerimonia consiste nel giuramento, da parte dei 10 Priori di Contrada, a prestare fedeltà e a vigilare sui princìpi che regolano la vita dei propri rioni, alla presenza del Prior Priorum e di un pubblico di contradaioli festanti.
Chiaramente quella di oggi è una rievocazione adattata alle esigenze coreografiche delle moderne manifestazioni in onore dell’Assunta, poiché nell’antichità i fatti si svolgevano in maniera alquanto diversa per tempi, luoghi e finalità.
I Priori rappresentavano il potere esecutivo, venivano eletti uno per ciascuna contrada ma non erano i rappresentanti del quartiere di provenienza, dovendo ognuno di loro curare gli interessi dell’intera città. I membri del Consiglio di Cernita, una volta eletti, venivano chiamati Priori del Popolo, andavano ad abitare stabilmente a palazzo e non dovevano avere più contatti con nessuno. Solo il venerdì era consentito loro di dare pubblica udienza, tutti insieme, per rispondere alle petizioni rivolte loro durante la settimana.
Tutti gli appartenenti al Consiglio di Cernita dovevano accettare la carica di Priore, tranne che per gravi motivi convenientemente provati. I priori duravano in carica due mesi, durante il periodo del loro ufficio erano mantenuti a spese del Comune e la loro vita era assai controllata. Potevano uscire solo per funzioni religiose, ricevimenti di personalità forestiere, assemblee e poche altre occasioni necessarie per svolgere il loro compito. Non potevano esercitare la loro professione né trattare crediti o pendenze proprie o di loro parenti verso il Comune. In cambio godevano di grande prestigio, venivano chiamati “signori”, vestivano tutti con il robone color porpora ed avevano a loro servizio sei damigelli ed un cuoco.
La loro elezione avveniva per sorteggio, dopo che una speciale commissione aveva provveduto a scegliere gruppi di sei nominativi, uno per ogni contrada, fino all’esaurimento degli aventi diritto. Tali gruppi venivano trascritti ciascuno su una scheda che, più volte ripiegata su se stessa, formava una palla (pallucta) che veniva poi ricoperta di cera verde.
Le sfere di cera venivano chiuse in borse (da cui il termine “imborsare”) o in diverse cassettine di legno (i bussoli, da cui il termine “imbussolare”), che a loro volta venivano riposte in una cassa custodita nella sacrestia della Cattedrale e chiusa con tre chiavi conservate una dal Gonfaloniere, una dal Capitano ed una terza dal padre priore di San Domenico.
In seguito la cassa passò dalla sacrestia del Duomo a quella di San Domenico, da dove partiva per essere trasportata nella sala dei Priori, sotto un baldacchino accompagnato in solenne corteo dal Podestà, dal Capitano del Popolo e dai funzionari uscenti, al suono dei “trombetti” e dei “tamburini” del comune.
Qui, il 20 Giugno, aperto il cofano si procedeva alla estrazione della cassettina e le sfere di cera contenute in essa venivano versate in un catino alla presenza del Consiglio generale e tenute ben in vista; successivamente il Podestà o il Capitano del Popolo ne sceglieva una a caso e, una volta eliminato l’involucro di cera, notificava ad alta voce i sei nominativi riportati che venivano scrupolosamente annotati dal cancelliere nel verbale della seduta.
Dopo due mesi il rito veniva ripetuto e quindi il giuramento dei Priori non aveva nulla a che vedere con le manifestazioni in onore dell’Assunta.
© Testi di Filippo Andrenacci
» (Autore del libro “La Festa di Santa Maria dal medioevo ai nostri giorni”).
© Andrea Livi Editore » www.andrealivieditore.it
© www.fermomia.it - Il portale "Fermo Mia" ringrazia lo studioso Ing. Fillippo Andrenacci per la collaborazione offerta nella realizzazione di questa pagina.
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